domenica 23 marzo 2014

Grigio fumo

Quando capitano cose del genere, pure l uomo più forte si sente come piegarsi qualcosa dentro, come un dolore viscerale dapprima tenue, via via sempre più forte , in un escalation che non accenna a fermarsi.Quando ci si trova in una situazione al limite, come quella , anche il corpo più possente e duro si dissolve , avvizzisce , lasciando spazio solo alla sofferenza.Erano questi i pensieri che affioravano nella mente di Maria , quella sera, mentre lavava i piatti.L avevano saputo dalla tv , durante l ora di cena .E ora lui era al balcone , nero in volto, fumando nervosamente il suo sigaro, e lei era ancora lì, la cena laasciata a metà, che cercava di ricacciare dentro le lacrime mentre i bambini la tiravano per la maglia dicendo:-Mamma guarda, è la fabbrica di papà!-.
A dire il vero la notizia era già nell aria da qualche mese, sempre smentita dai superiori , ma il clima di diffidenza e paura era tangibile, come nebbia che li avvolgeva mentre gli operai timbravano il cartellino all alba, mentre salutavano qquelli del turno di notte che tornavano a casa.
Quando i capostipiti dell impresa avevano rivelato agli operai che si stava trattando una vendita con una grossa multinazionale americana , avevano voluto credere che sarebbe stato tutelato il bene dell azienda e di chiunque ne aveva fatto parte fino a quel momento.
Lui li aveva conosciuti tutti ,i membri della Famiglia, benvoluti da tutto il paese , che si erano passati il testimone di padre in figlio, portando avanti l azienda con onore e dedizione.Ma ormai qualcosa era cambiato e, nonostante tutti gli sforzi,in sseduta di consiglio si era deciso per la venditacche, assicuravano, avrebbe garantito alla fabbrica una lunga vita .
Eppure, nonostante tutto,Angelo l aveva capito, che c era qualcosa che non andava . Ma non di queste proporzioni. Con gli amici avevano fatto a scommessa su chi sarebbe stato licenziato per primo , pensando a una riduzione del personale, ma la parola "mobilità"proprio non l aveva mandata giù.Ora fumava sul balcone , trattenendo la rabbia che sentiva salirgli inpetto.

Angelo e Maria erano sposati da 10 anni. Due figli , una casetta comprata con sacrificio , e il mutuo non ancora estinto,una Polo  di seconda mano parcheggiata davanti al cancello di casa , un cane che scodinzolava in qquel fazzoletto di giardino davanti al portone d ingresso.
Maria aveva 19 anni quando si erano conosciuti .Figlia unica , aveva studiato fino al diploma, poi era entrata a lavorare in fabbrica come cucitrice .Quando si erano sposati, cinque anni dopo, aveva preferito lasciare uell occupazione per occuparsi dei figli ,e ora faceva la sarta in nero, saltuariamente , per la gente del vicinato.
Angelo aveva 40 anni e vantava 17 anni di contributi presso la stessa fabbrica , dove faceva il saldatore.Cosa avrebbe fatto ora, alla sua età se davvero quello che avevano detto al tg delle 20:00 era vero ?perchè ssentiva la testa così vuota di risposte , e così piena di domande che implodevano fino a dargli l impressione che il cranio sarebbe collassato come in preda a un "buco nero"?
Rientrò in casa, si mise le scarpe , prese le chiavi della macchina e uscì, lasciando Maria in preda a un muto isterismo.

Al bar trovò tutti:Ennio ,capo saldatore, Armando, il magazziniere ,Nicola e Gianni, addetti alle spedizioni .Stavano in silenzio , e guardavano la partita paventando un finto interesse .-Avete sentito ?pare che entro un mese chiuderanno-quelli fecero finta di non sentire..Gianni abbozzò pure un accenno di esultanzza quando l Inter segnò il 2 a 0.-Vedo che non ve ne sbatte una sega-continuò Angelo- ma non possiamo fare finta di nulla , e accettare tutto questo, dobbiamo fare qualcosa..-.Ancora i colleghi non diedero segno di voler proseguire in quella direzione,al che lui ebbe un eccesso d ira , e sbattè forte il fondo del bicchiere della birra che stava bevendo sul bancone.Seguì un silenzio imbarazzato, tutti nel locale si erano girati verso di loro , e osservavano.Passato il momento,ognuno tornò a fare qquello cche stava facendo.-Volevo ssolo dire cche siamo anche noi ad aver contribuito alla nascita dell azienda, e opra non ci posssono scaricare solo perchè non è più conveniente per Loro-.Armando annuì..chi più di lui poteva capire le parole dell amico, lui che in quella fabbrica aveva passato gran parte della maturità,lui, al quale mancavano solo 6 anni alla pensione,lui, che non avrebbe mai trovato un altra fabbrica pronta ad assumerlo, alla sua etàe con la sua salute ormaai vacillante , dopo troppi anni passati nel reparto verniciatura.

Intanto in casa Maria aveva messo a letto i bambini.Anna aveva 7 anni, aveva appena cominciato la prima elementare, mentre Marcolino solo 3, e frequentaava il primo anno di asilo.maaria era ancora una bella donna. Le gravidanze non l avevano deformata , aveva ancora  bei capelli chiari e occhi azzurri ,e lo spirito di una ragazzzina.Aveva perso entrambi i genitori l anno prima durante l alluvione del suo paese natale, e, a parte la famiglia che si era creataa, eraa sola al mondo .Il marito le aveva detto di non preoccuparsi , ma ora che inl tempo passava e lui non tornava , era sttata assalita da un angoscia tale, da non riuscire a prendere sonno.
Angelo rientrò solo a notte fonda , lei dalla camera lo sentì togliersi le scarpe e accendere la tv.Si alzò, si mise sopra la vestaglia e andò in punta di piedi fino alla porta della cucina.Lui era seduto , coi pugni sul tavolo, e piangeva.
é così strano vedere un uomo piangere. Spesso Maria aveva dato per scontato che le lacrime sfossero solo affare da donne , e che solo il genere femminile possedesse questo privilegio, questa personalissima valvola di sfogo.-Quuando un uomo piange-diceva mentre spettegolavaa con la sua amica Elisa davanti a una tazza di caffè fumante- è solo per 2 motivi:o sono lacrime di coccodrillo,o di disperazione-.Quelle di Angelo , quella notte, erano lacrime di disperazione.
Maria entrò nella stanza,incerta se buttargli le braccia al collo o far finta di non aver visto i suoi occhi, per non fargli sentire che l aveva sorpreso in qquel momento così intimo e vulnerabile. Lui dal canto suo appena la vide girò la testa dall altra parte e si asciugò velocemente il viso con la manica della camicia.-Andiamo a letto-Disse lei.-é tardi-.

La mattina era semprreil solito trambusto in casa :i bambini che dovevano essere svegliati, lavati e vestiti,la colazione consumata frettolosamente , e la corsa verso la scuola.Passando davanti alla fabbrica Maria vide una folla di gente che si assiepava davanti ai cancelli, e non faceva entrare nessuno. Si chiese se anche il marito fosse rimasto fuori , a manifestare.E infatti Angelo era proprio là fuori , insieme ai suoi colleghi e amici di una vita,ad annuire mentre il rappresentante dei lavoratori pronunciava il suo discorso , ed elencava i loro sacrosanti diritti , che la chiusura della fabbrica venivano  calpestati.Anche Ennio era con lui, e gli altri .

Pù giovane di qualche anno ,Ennio  era relativamente un nuovo acquisto del reparto saldatura, dato che lavorava con loro solo, si fa per dire, da 7 anni.La moglie l aveva lasciato l anno prima, fuggita con uno sconosciuto conosciuto in chat  , e lui si ritrovava con una bambina di appena 4 anni e la vecchia madre da mantenere .Era un tipo introverso , sempre sulle sue , molto bravo nel suo lavoro a dire il vero, e un pò meno nei rapporti interpersonali.In fabbrica si era guadagnato il soprannome di fantasma , per il suo modo di stare in silenzio , senza che loro se ne accorgessero  , alle spalle degli operai a osservare che il lavoro venisse svolto al meglio.In realtà lui non osava mai bacchettare gli altri operai , dall alto della sua carica di capo, quindi si era guadagnato il loro rispetto.Era soprattutto rispettoso di coloro che stavano in fabbrica prima del suo arrivo, i veterani che avevano visto quell azienda nascere e , anche se non avevano fatto la "scalata "ai piani alti, avrebbero potuto prendere il suo posto a occhi chiusi.
Armando invece , magazziniere, era uno di quelli che avevano conosciuto la fabbrica agli albori , non c era pezzo lì dentro del quale non conoscesse l esatta posizione .Figlio di emigrati, era tornato in Italia per fare il militare, e non era più ripartito .Non si era mai sposato , e viveva nella vecchia casa che un tempo era sstata dei genitori , solo .Dicevano che avessse il vizio del gioc, ed era questo che tempo prima non gli aveva permesso di farsi una famiglia , ma era una brava persona , e al lavoro era stimato da tutti.Nicola e Gianni invece erano giovincelli, stavano con loro da 3 anni circa .Nicola si era sposato 4 mesi prima con Antonia,e ora aspettavano un bambino.Gianni invece viveva ancora a casa dei genitori, e tentava affannosamente di laurearsi, tra un turno di lavoro e un altro.
Era cominciato un lungo periodo di sciopero.

Capitolo 1:Primo mese senza stipendio.

Anna e Marco erano stati malati entrambi ,quella settimana ,e il conto della farmacia era stato abbastanza salato.Maria brontolava mentre  versava lo sciroppo nel cuccchiaio e imboccava quel monello di Marco che faceva i capricci perchè la medicina non gli piaceva proprio.Maria dall altra parte della stanza si lagnava perchè le scarpe le stavano strette e quelle che la madre le aveva comprato proprio non erano di suo gradimento:-Dobbiamo risparmiare perchè non sappiamo come andrà a finire la questione del lavoro di papà-aveva risposto Maria, ma una bambina di 7 anni , cosa poteva capire .Lei sapeva che da un pò di tempo il papà non si alzava più per andare al lavoro , e non si radeva la faccia.Spesso usciva di casa al mattino insieme a loro , per andare a manifestare davanti alla fabbrica, ma altre volte più semplicemente non si alzava afatto, e rimaneva in pigiama tutto il giorno.La mamma era sempre triste , e non si capacitava perchè il marito non andasse acercare un altra occupazione, anche temporanea , e quando glielo faceva notare lui rispondeva:-tanto vedrai che riapre .
E invece nessuno aaveva intenzione di riaprire nulla, e lui sembrava entrato in una sorta di catalessi.
-Vedrai che va a finire che vi separate-le disse quella mattina Elisa, mentre lei le rammendava una tenda sulla uale il gatto aveva fatto gli artigli.-Ho parlato con Osvalda proprio ieri, col marito ssono ai ferri contri da uando è iniziata tutta la faccenda , lui continua a spendere i risparmi in quelle stupide riunioni al bar coi colleghi , e perde tempo nelle manifestazioni , alposto di cercarsi un altro impiego.Il fatto è che il suo stipendio non basta più, e l elemosina della cassa integrazione chissà quando arriva. Ha dettoc he se va avanti ancora per molto, lei se ne torna dalla madre.-Qunado Elisa pronunciò la paarola "madre", a Maria venne un groppo in gola, lei non aveva nessuna madre alla uale chiedere aiuto, se le cose avessero continuato a degenerare.D altro canto , come dare torto all amica, dato che tra lei e Angelo non c era neppure più intimità, da qquando la fabbrica aveva chiuso i battenti.Ma lei ripeteva in cuor suo , che mai e poi mai qualcosa li avrebbe potuti separare..."nella buona e nella caattiva sorte"aveva pronunciato il prete quando li aveva sposati, perchè mai avrebbe dovuto essere diverso adesso?
-Peccato-diceva a labbra serrate Elisa- che i problemi economici siano davvero un male capace di minare la coppia dalle fondamenta , e siano caausa di separazioni , più di quanto non la si voglia dare a intendere- .

La sera Maria aveva affrontato il discorso con Angelo :-Elisa mi ha raccontato di Osvalda, tu lo sapevi?-lui era rimasto impassibile, poi aveva risposto:-eh , a quella piacevano i soldi.Ora che il marito non ne ha più,fugge daa sua madre.Troppo facile così, la troia.-Maria pensò che stessse esagerando , ma non glielo disse.Era troppo irascibile ultimamente.La mattina prima aveva dato uno schiafo ad Anna solo perchè lei aveva chiesto un astuccio nuovo,e, vedendo che i genitori non le rispondevano , aveva insistito un pò.-Vedi cosa succede a viziarli troppo?- aveva urlato alla moglie dopo aver impresso le cinque dita sulla faccia della figlia, che a dire il vero non aveva neanche pianto, come scioccata da quel gesto che non aveva mai avuto il dispiacere di provare, e trovarndosi davanti un padre che non conosceva.poi era uscito , sbattendo la porta.Quando Maria l aveva accompagnata a scuola, si era messa a piangere , e laa madre le aveva asciugato le laacrime e le aveva detto:-Papà ti vuole bene, è solo che con il problema del lavoro in questo periodo è un pò nervoso , non farci caso, passerà-.


Capitolo 2:3 mesi senza stipendio.


-Per favore, mi faccia segnare la spesa ,hanno promesso che pagheranno entro Natale,e le salderò tutto quello che le devo-La negoziante aveva storto la faccia e aveva detto:- Mi sspiace Maria , ma questa è l ultima volta , più di così non posso fare , non è per te, ma se dovessi far fare fido a tutte le persone bisognose che vengono in negozio, da mò che avrei chiuso.-
Purtroppo la negoziante aveva ragione.E Maria lo sapeva. Al mattino , dopo che accompagnava i bambini a sscuola, controllava gli annunci di laavoro, alla ricerca di qualcosa che potesse andare bene per raccimolare qualche soldo.Il fatto è che nessuno rischia di assumere una donna con figli, per paura che non possa dedicarsi al lavoro al 100%.
Quella sera Angelo rientrò nero in volto.Si sedtte a tavola senza dire niente a nessuno. I bambini avevano imparato già da qualche tempo a stare zitti quando entrava nella stanza.Poi cominciò a parlare con tono grave:-Hanno detto che probabilmente non ce li daranno neppure per Natale, i fondi sono bloccati per non so quale problema tecnico , non avremo una lira.-..-Non davanti ai bambini , per favore-disse Maria , e lui_Perchè no?anche loro dovranno saperlo prima o poi che se continuiamo a non pagare ci sbatteranno per strada!-Marco cominciò a piangere ,ed Anna lo prese e lo portò in camera._-Scusa non so cosa mi sta succedendo ...-.Angelo lasciò il piatto di pasta a metà, prese la giacca e fece per usscire. A quel punto Maria alzò la voce:-Dove ti credi di poter andare ??è questo il modo in cui credi di dover affrontare il problema ?Non possiamo andare avanti così ,vieni, sbraiti e te ne vai.!-Alloora lui si girò e in un eccesso d ira le urlò contro:-Ma tu che cazzo ne vuoi sapere?Tu che non fai altro che stare in casa a grattarti le palle e quando esci vai a spettegolare dalle tue amichette??chi è cche ti ha dato da mangiare fino ad ora??- detto ciò prese le chiavi della macchina e uscì di casa sbattendo la porta.Maria rimase immobile , mentre le lacrime le uscivano dagli occhi come un riflesso incondizionato., e i bambini stavano davanti alla porta della camera , e guardavano con gli occhi pieni di paura la madre in tutta la sua debolezza.
Quella mattina Maria aveva scorso come al solito gli annunci di lavoro sul giornale e poi ssi era fermata davanti a un articolo dove un esperto sviolinava le cause più frequenti della crisi di coppia nell ultimo decennio.Un trafiletto attirò la sua attenzione :-Ecco perchè la mancanza di soldi mina una coppia fin dalle fondamenta.Luomo pensa di essere onnipotente , e quando si sente inutile, non riesce ad ammetterlo a se stesso e prova a riversare la repulsione che prova nei propri confronti sulle persone che ha più vicine,per dimostrare che ha anccora capacità di tenere in mano la situazione.Quando capita uesto , quando si perde il controllo,si dicono ccose cche prima non si sarebbero mai pensate , si offende gratuitamente ,si ferisce solo per il gusto di farlo-Finì di leggerlo e richiuse il giornale, con fare frettoloso, come se l avesse considerato un articolo stupido,poco pratico. Ma sapeva bene che c eraa una triste verità in quelle parole. Lo sapeva perchè stava succededno anche a loro .Ecco perchè a casa di Maria e Angelo, ormai si era incrinato qualcosa.Irreparabilmente .

Quando Maria glielo comunicò, lui non diede segno di essere interessato a qquello che lei aveva da dirle.Semplicemente si limitò ad alzare il volume della tv , e banalmente rispose:-ah sì?quando cominci?-
Maria aveva trovato un impiegopresso un call center a qualche km da lì.Le disse che poteva portare i bambini a scuola , poi andare al lavoro , e dopo che smettteva andare a prenderli.aIn quel modo avrebbero almeno avuto i soldi per le bollette scadute.Lui non parve minimamente interessato e continuò a fare zapping con il telecomando.
Nella cronaca locale,la giornalista parlava di una rapina avvenuta proprio a qqualche isolato da casa loro , ai danni di una coppia di anziani che erano stati malmenanti e ridotti in fin di vita.Erano ricercati per la rapina due rumeni .Angelo sbuffò:-I rumeni cercano ,come se fossero i soli ad essere affamati qui.-
la situazione ormai era grave in tutta la città , dato che qquell azienda dava lavoro alla maggior parte delle famiglie di zona.Alcuni negozi avevano già chiuso , e cera chi aveva venduto la casa per strasferirsi altrove.La situazione degenerava, ma nessuno avrebbe creduto quello che sarebbe capitato da li a un anno.
Intanto Natale era alle porte ,e sembrava che quella feestività rendesse tutto ancora più pesante ai loro occhi.

Capitolo 3:6 mesi senza stipendio.

L avevano sentito alla radio, mentre Maria portava i bambini a scuola prima di andare al lavoro.Subito lei aveva cambiato stazione, ma una v olta che i bambini erano scesi dalla macchina si era sintonizzata di nuovo.Parlavano di un uomo che si era dato fuoco davanti all ingresso della fabbrica , e ora si trovava in ravi condizioni all ospedale .Aveva lassciato una lettera in macchina, prima di compiere quel gesto , che diceva pressappoco così:Cani bastardi, pure la dignità ci avete tolto .Non sono io che mi metto fuoco stamattina, perchè voialtri la vita me l avete già tolta quando mi avete licenziato.Non avevo altro che questo lavoro , e voi mi avete privato dell aria che respiro, quando me l avete tolto.
Seguiva il nome dell ex operaio.Era Armando.Maria fermò la macchina e prese il cellulare ,provò a chiamare il marito ma non rispondeva, quindi pensò di chiamare la lavoro e darsi indisposta, e si avvicinò all ospedale.G li altri erano già lì, in attesa di avere notizie dell amico .Anche Angelo era già lì, in silenzio, come gli altri.Fumava nervosamente la sigaretta camminando avanti e indietro all ingresso del pronto socccorso.Lei le si avvicinò e le disse :-Mi spiace per lui-.Angelo fece per ignoralra, poi le disse:-ma cosa ne vuoi sapere , tu?-.Lei capì di essere di troppo , si girò , risalì in macchina , e tornò a casa.
Questa "bravata" le costò il posto.Il responsabile del call center , alla fine del mese , le dette il benservito , dato che aveva avuto ordine di ridurre il personale e lei era quella che si era assentata di più,quindi Maria si ritrovò di nuovo senza un entrata fissa.Angelo dal canto suo continuava a manifestare con la combriccola, che ogni giorno perdeva adepti.Uomini cche , resosi conto che in quel modo non andavano da nessuna parte, trovavano il coraggio di chiudere un capitolo della loro vita e andare ad aprirne un altro altrove.-Facile per loro , diceva Gianni scuotendo la testa- non hanno niente da perdere, e avrannò un nuovo impiego con più facilità-.Noin si rendeva conto che lui , che viveva ancora coi genitori, non aveva i problemi degli altri, gente che aveva famiglia, e bocche da sfamare. Additava ognuno di quelli che decidevano di andarsene spontaneamente , che gettavano la spugna, come se fosssero ttraditori :-Hanno rinunciato quei cani-.
Nicola aveva avuto una bella bambina .Purtroppo nelle condizioni in cui erano avevano dovuto rinunciare a pagare il mutuo, e ora pagavano l affitto in un monolocale umido.Lui aveva trovato un impiego mal pagato presso un impresa edile, che l aveva assunto in nero, e pur facendo un sacco di straordinari ,non si riusciva mai ad arrivare a fine mese.Alla fine la moglie era dovuta tornaare al suo paese, seppure con rammarico , dai suoi genitori , perchè la bambina si era ammalata a furia di respirare quell aria malsana , mentre Lui era rimasto da solo , ad aspetare che la situazione si evolvesse in maniera differente .
Ma in verità avrebbe dovuto seguire la moglie, o perlomeno è quello che pensò in seguito , perchè in quel modo avrebbe rischiaato seriamente di perderla.

Maria era sempre più triste. Angelo orafaceva qqualche giornata di lavoro, quando capitava, ma i soldi non bastavano più, e ormai erano in debito con la banca di parecchio, tanto che non faceva loro più prestito.Da un momento all altro si aspettavano la notifica della banca che gli inimava lo sfratto.
Quella mattina Maria era alla rcerca di annunci di lavoro , quando il telefono squillò. La teleefonata proveniva dalla scuola di Anna ,si pregava gentilmente la madre di avvicinarsi il più in fretta posssibile.Maria si vestì in tutta fretta e andò a scuola. Le fu indicato l ingresso della presidenza, ed entrò.Anna era in piedi, con la testa basssa e le guance rosse di vergogna, o rabbia.-Prego, si accomodi- le disse il dirigente rivolgendole uno sguardo accigliato- suaa figlia oggi ha fattoa  botte con una compagna di classe, che ora è in infermeria con un occhio nero. I genitori sono stati già chiamati-.Maria non potè credere alle sue orecchie, si alzò dalla sedia , andò davanti alla figlia e senza chiederle nulla le mollò un ceffone in viso.Lewi non fiatò, si limitò ad accarezzarsi la guancia dolente.Maria si rivolse al preside con voce strozzata, lo pregò di perdonare il gesto ddella figlia , spiegò che era un brutto periodo quello per loro. Il preside annuì e rispose che avrebbe organizzato un incontro per fare in modo che maria potessse rivolgere queste scuse direttamente agli interessati. Indi, le congedò.In macchina Maria si mise a urlare e inveire nei confronti della figlia:-Ma che cosa t è preso ?Io non ti riconosco più!Mi vergogno profondamente di te!-.La figlia non rispondeva , poi ad un certo punto si mise a singhiozzare forte. La madre era incredula , non riusciva a capire.Anna alloraa disse:-Rosalba mi ha detto che mio padre è un fallito, un nullatenente . Ha ddetto che siamo degli accattoni che vivono alle spalle dell elemosina dello stato e che dovremmo vergognarci.Ha ddetto che lo pensa anche suo padre-.Maria sbiancò in volto-Non volevo che continuasse a dire quelle cose e così l ho colpita. Non volevo farle male, solo farla stare zitta-.A quel punto Maria disse:-é tutto apposto Anna, rimani in macchina.-.
Anna accese la radio su una stazione di musica.Dal finestrino vedeva la madre gesticolare davanti ai genitori di Rosalbaa, scuotere la testa mentre il padre inveiva contro di lei e indicava col dito laa macchina, poi sua figlia che si teneva il ghiaccio sull occhio.Alzò la musica per non ssentire le voci. Ogni tanto le arrivavano parole confuse , come bambina , e vergogna , e crudele.
Spesso i bambini sapevano essere davvero crudeli coi loro coetanei , una crudeltà innocente forse, questo Maria non lo poteva sapere con certezza.Rosalba lo era stata. Anna non le avevaa voluto prestare la sua penna nuova, quella che con sacrificio la mamma le aveva regalato per naatale, e l altra bambina aveva cominciato a sputare veleno sulla sua famiglia.-Non bisognerebbe mai parlare di certe cose davanti ai bambini. Primo, perchè non capiscono.Secondo , perchè alla prima occasione bisogna essere coscienti certi che riporteranno parola per parola.-Aveva dettoinfine Maria ai genitori di Rosalba , prima di entrare ein macchina e chiudere lo sportello.
Al ritorno a casa la madre non parlò per tutto il viaggio , ma ogni lacrima chee versava era peggio di mille parole per Anna , che credeva fosse tutta colpa sua .
Marco era troppo piccolo per capire. Lei invece , aveva capito tutto .

Capitolo 4 :6 mesi senza stipendio.

-Se il lavoro manca, il meccanismo del commercio si ferma-inneggiava uno strisscione affisso ai cancelli della fabbrica .Ormai le vetrine che avevano le serrande abbassate erano aumentate notevolmente ,e pure le case sfitte.Nessuno veniva più a chiedere a Maria di rammendare tende , o di cucire orli.Nessuno .Aveva parlato con Elisa il giorno prima , e la cnversazione l aveva turbata non poco-Non posso tenerlo- le aveva confidato l amica-non abbiamo una lira,abbiamo dovuto chiudere l officina, Stefano sta pensando di imbarcarsi su una piattaforma, sempre che lo prendano.Così non si può andare avanti, ci sono altre 3 bocche da sfamare, non possso fare altrimenti-.Maria scuoteva il capo, incoraggiandola a cambiare idea, che le cose presto sarebbero cambiate, ma lo diceva tanto per fare , dato che capiva benissimo i sentimenti dell amica e le sue profonde ragioni, e lei stessa avrebbe fatto la stessa cosa , in cuor suo lo sapeva.per cambiare discorso Maria raccontò a Elisa cos eraa caapitato a Ennio. Era entrato a rubare in banca ,ma era stato preso subito, e processato per direttissima per rapina a mano armata.Avrebbe scontato 5 anni in carcere , e siccome la madre era troppo vecchia per badare a una bambina di 4 anni, la piccolaa eraa stata affidata ai servizi sociali.Elisa scosse la testa , in una smorfia di dissgusto, non tanto per il gesto di Ennio, quanto per la consapevolezza chee in queste situazioni , a rimetterci sono sempre i più deboli, e i più piccoli.La vecchia madre di Ennio era abbandonata a se stessa , adesso , con la sua misera pensione , che non le permetteva neppure di comprarsi tutte le medicine di cui necessitava.


Al supermercato c era poca gente qquel giorno. maria aveva indossato un lungo cappotto ampio di Angelo, e si muoveva con circospezione da un repaarto all altro. Peer ogni acquissto che finiva nel carrello, due finvano sotto al cappotto.Non avrebbe mai creduto che un giorno sarebbe stata caapaace di rubaare, ma aimè la fame è brutta, soprattutto quando proponi ai tuoi bambini ogni giorno pasta in bianco .Si chiedeva come avrebbe fatto in primavera, quando non avrebbe più potuto indossare quel cappotto.Il fatto èp che non vedeva come avrebbero potuto resistere ancora, in quelle condizioni.Qualche soldo era arrivato, ma subito era servito a coprire i debiti con la banca, e Angelo era via da 2 settimane per cercare una fantomatica  occupazione a km di distanza. Maria pensava che quello fosse il suo modo di staccare la spina da quella situazione. Lui sstava bene, lontano dai visi smunti dei figli che si svegliavano di notte con le pance che brontolavano.Sentva il carrello cigolare sul linoleum del reparto latticini, e il rumore del suo cuore che batteva all impazzata. A ogni persona che incrociava il suo sguiaardo, lei aveva il teerrore negli occhi, pensando che qualcuno avesse potuto leggeerle nella mente, o vedere i prodotti nascosti sotto il cappotto.Non sarebbe sempre andata bene,ma qquel giorno riuscì a prendere utto ciò di cui aveva bisogno e pagò i suoi 10 euro alla cassa.


Capitolo 5:Un anno senza stipendio.


Angelo non era tornato. Dopo l ultima crociata per riaprire la fabbrica , aaveva fatto la valigia , avevaa salutato Maria e i bambini, ed era salito sul primo treno. Aveva promesso mari e monti, aveva dettoc he avrebbe chiamato appena arrivato, e che aappena avesse ricevuto il primo stipendio gliel avrebbe spedito. Ma erano passati 3 mesi ormai , e non si era fatto più vivo.maria portava i bambini a mangiare alla Caritas , e gli assitenti sociali erano venuti spesso in casa loro su segnalazione della scuola,perchè i bambini erano spesso stanchi e pallidi .
Quel giorno il sole era ancora tiepido, benchè fosse ottobre, e Maria infilò il lungo cappotto del marito, che orma le era diventato larghissimo addosso, avviandosi verso il supermercato .Anche quel giorno c erano poche persone al suo interno , e lei afferrava i prodotti e li infilava sotto il cappotto. Ad un certo punto , arrivata alla cassa , l allarme cominciò a suonare.Siccome i futri erano aumentati esponeenzialmente, i propietario aveva pensato bene di installare un sistema di telecamere , e di apporre ad alcuni prodotti una striscetta anti furto.maria non sapeva nulla di tutto questo , e si trovò davanti alla cassiera esterrefatta, che la pregava di levarsi il cappotto , e la gente che diceva additandola:-che vergogna, una madre di famiglia-...
Maria fu portata nell ufficio del direttore. si sentiva nuda senza il suo cappotto:- Dovremmo sporgere denuncia -disse lui con una voce basssa e gracchiante .Lei si buttò ai suoi piedi cominciando a piangere. Sapeva bene che sse fosse stata processata per furto i servizi sociali, che le stavano da mesi alle calcaagna, le avrebbero portato via l unica sua ragione di vita .
Ad un certo punto le fu tutto cchiaro.Era in ginocchio davanti a quell uomo grasso e viscido, che non aveva nessuna intenzione di commiserarla o di aiutarla.Alzò lo sguardo e incorciò il suo, poi alzò le braccia.Lui, credendo che lei lo volessse abbracciare, si scostò di qualche centimetro, come se avesse davanti non una pesona , ma un cane rognoso che cercava attenzioni.ma lei non lo voleva abbracciare.Mise le mani sulla sua cintura e la sfilò dai paantaloni , e abbassò la cerniera.

A casa Maria sistese sul letto.Era come in uno stato di trance, e non riusciva a muovere un muscolo.Il direttore aveva ritirato la denuncia, e le aveva intimato che non era più persona gradita nel supermercato.Lei aveva preso il cappotto ed era uscita a testa bassa, ringraziandolo per la generosità che aveva dimostrato nei suoi confronti. La verità è che il vecchio porco aaveva approfittato della ssituazione per sodddisfare le sue voglie. Ma questo aveva allontanato ancora per un pò lo spetrro degli assitenti sociali che aleggiava sora le loro vite.Addirittura il vecchiaccio era statpo generoso, e le aveva allungato 20 euro per la "prestazione".lei si sentiva sporca, ma almeno aveva di che sfamare i figli.
Quella mattina vestì i bambini e li portò a scuola con i mezzi pubblici, perchè la macchina era stata pignorata dalla banca per coprire i debiti.
Ormai non controllava più gli annunci di lavoro,perchè sapeva già che per lei non c era più nulla. Arrivò alla stazione .A quell ora era piena di studenti pendolari che si dirigevano verso l università.Si sedette su una panchina ad aspettare.Ad un certo punto un uomo che passava vicino a lei le buttò delle monete ai piedi, senza neppure guardarla.Ecco cos era diventata :una barbona mendicante.
Non le raccolse neppure ,si alzò dalla panchina e comibnciò a camminare dritto davanti a lei.Un treno arrivava in quelmomento.Si usdì il fischio del ttreno che arrivava in stazione .Poi le urla . La gente che si accalcava per vedere la scena, quel gusto del macabro insito in ognuno di noi. Maria non si voltò a guardare , a lei non importava. Sapeva che chiunque fosse uel poveraccio, aveva avuto le sue buone ragioni.
Tornò a casa a piedi, mentre una pioggia fitta fitta cominciava a bagnarle i capelli , il cappotto, le scarpe bucate, e si confondeva tra le lacrimee del suo viso. Aprì la porta ,e sentì il telefono che trillava , ma era come un eco lontano nella sua mente. Alzò la cornetta , e quasi non riconobbe la voce di Angelo. Piangeva anche luii.Riagganciò, e intanto pensava alle parole del marito che dicevano pressappoco così:-La fabbrica riapre i battenti amore mio, abbiamo vinto!-

Donne di fango e lacrime

La pioggia scendeva fitta sulla tendopoli , mentre il vento freddo soffiava tra le tende ancorate al terreno viscido e fangoso.Non si sentiva  alcun rumore o suono , e sembrava quasi di assistere a un lungo corteo di incappucciati ,che al posto di camminare avanti si agitassero di lato , ondeggiando e scuotendosi.
Non si può dire che Maja dormisse veramente, quella notte, pure se i suoi occhi si sforzavano di rimanere serrati,in quel miscuglio di corpi ammassati alla rinfusa sotto al telone.Gli odori erano svariati,odori corporei perlopiù,resi ancora più intensi dal fatto che nessuno uscisse dalla tenda da giorni, dato che il tempo non era stato clemente , fin dal primo giorno dopo la sciagura, mischiati a un forte odore di plastica nuova,e a quello delle coperte della protezione civile.
La donna non voleva alzarsi per non svegliare i figli , che dormivano quasi sopra di lei , in un sonno agitato.Nel buio intravedeva i loro visetti sporchi e pallidi , gli occhietti che si muovevano veloci sotto le palpebre , e i loro lineamenti che si irrigidivano e si distendevano , a seconda che le immagini che stavano sicuramente sognando in quel momento fossero belle o meno.
Affianco a loro , sdraiato su un letto di fortuna ,fatto con assi di legno e mattoni , dormiva suo padre.Poteva intravedere il profilo , il naso appuntito e ricurvo, le membra stanche e flosce, profonde occhiaie sotto gli occhi rugosi.Lui era sopravvissuto, sua moglie no.Il vecchio non riusciva a capacitarsene , e da quel triste giorno sembrava quasi che il suo cervello fosse stato avvolto dalla nebbia, che a ogni ora pareva diventare sempre più fitta.A Maja aveva fatto tanta tenerezza, quando suo padre il giorno prima l aveva chiamata Agnese, come sua madre.Ma lei non c era più purtroppo. Era rimasta sotto le maacerie , e il suo corpo non era stato ancora trovato.
Com era sicuro suo marito che fosse morta?Quella notte lui non riusciva dormire , si era alzato di scatto in preda a una sete improvvissa.La cucina stava al piano di sotto e Agnese si era offerta di andare a prendergli dell acqua. Quando la casa aveva cominciato a vibrare lei era ancora giù , e la casa era come implosa e un piano si era sgretolato sotto il peso dell altro .Alfio si era salvato solo perchè un trave era caduto a pochi centimetri dal suo corpo , e aveva evitato che altre macerie si accumulassero sopra di lui .Aveva provato a gridare il nome di Agnese per tanto tempo , mentre era intrappolato sotto il trave, ma non aveva mai ricevuto risposta.
Povero Alfio,si sentiva tremendamente in colpa adesso, era come se l avessse uccisa lui, e non riusciva a capacitarsene , perchè avrebbe dovuto esserci lui giù per le scale, mentre la casa veniva rasa al suolo dalla scossa di magnitudo 8.3.
Quello che ricordava ancora lucidamente era il boato, un boato crescente e di un intensità mai sentita, che sembrava fosse uscito dai muri , dagli oggetti , perfino dal suo stesso corpo.Gli era rimasto nelle orecchie e l aveva reso sordo, sordo a qualsivoglia altro rumore o suono , o voce.Quando erano arrivati i soccorsi, lui era rimasto immobile, nonostante i volontari gridasssero:-C è qualcuno ancora vivo?C è nessuno qui?-
Quando l avevano trovato avevano pensato fosse morto, poi si erano resi conto che respirava ancora , anche se affaannosamente , e l avevano tratto in salvo.Maja era corsa in ospedale appena l avevano avvisata che suo padre era incolume , anche se in forte stato confusionale , e pur sapendo che la madre non ce l aveva fatta, non riusciva a non ringraziare il cielo che almeno lui fosse vivo.
A volte capita che tutti siano felici  per la stessa ragione per il quale altri sono tristi . Questo capitava in quei giorni ad Alfio, che riusciva solo a maledire i socccorsi che erano arrivati "troppo in tempo",diceva lui,che avrebbe voluto solo essere lasciato in pace a  morire li sotto.
Lui e Agnese si erano incontrati una mattina di 50 anni prima ,giovanissimi , di fronte al cortile della scuola.Nello stesso momento nel quale i loro sguardi si erano incrociati, entrambi avevano capito che sarebbero stati insieme per sempre.Finiti gli studi, avevano preso casa ,si erano sposati e avevano avuto Maja. Avevano messo su una piccola azienda a conduzione familiare , e ora che erano in pensione , si stavano godendo la vecchiaia insieme . Avevano in mente di intraprendere uno dei loro viaggetti di "piacere", come amavano chiamarli loro , al più tardi il mese prossimo.Avevano pensato di andare a Mykonos, perchè Agnese aveva sempre amato la Grecia e la sua storia millenaria .Ora tutti questi progetti sembravano appartenere a un passato remoto .
Il destino spesso è sadico, e si diverte da matti a creare situazioni che generano rimpianti e rimorsi tali da lacerare l anima anche del più fatalista degli uomini .Alfio non riusciva a capacitarsi del perchè avessero rimandato la partenza di un mese.Perchè aveva insistito per aspettare la data esatta del loro anniversario per prendere il largo , quando lei invece avrebbe preferito trovarsi già lì per quella speciale ricorrenza?Ora era divorato doppiamente dal dolore che gli si era insinuato nelle viscere come un cancro.
Maja non riusciva a capire il padre, o forse sì. Solo che pensava che il suo comportamento non fosse rispettoso nei confronti di tutti coloro che si erano salvati.Alla fine non era giusto stare lì a pensare senza sosta al perchè il terremoto avesse risparmiato una persona piutosto che un altra,eppure davanti a tutto quel dolore i vecchi erano quelli che più sentivaano il peso di questo fardello sulla coscienza,soprattutto quando dalle macerie veniva estratto un bambino che non ce l aveva fatta.
Una di quelle madri,una di quelle che aveva perso il sangue del suo sangue nel crollo della loro casa, era vicino a loro , sdraiata su un fianco, e non parlava con nessuno, neppure col marito che , distrutto dalla perdita ,stava seduto sulla soglia della tenda semi chiusa, contando le goccie di pioggia che , entrando dall apertura , lambivano il terreno ai suoi piedi .
Alfio era in preda a uno dei suoi deliri lamentosi, chiamava Agnese e invocava Nostro Signore che mandassse un fulmine a interrompere la sua dolorosa esistenza.La donna sdraiata lì vicino si voltò lentamente verso di loro , con gli occhi pieni d odio e di tristezza e disse:-Ha ragione , doveva prendere lei. Mio figlio aveva solo 6 anni, e tutta la vita davanti. Lei è un vecchio ingrato, non merita la vita che Dio le ha concesso , soprattutto ora che altri ben più giovani di lei l hanno persa.-.Lui allora cessò il suo lamento e ricambiò lo sguardo, ma non c era che dolore nei suoi occhi, e rispose:-Mi spiace per suo figlio.Le giuro su quanto ho di più caro che avrei veramente voluto essere al suo posto ,gliel assicuro.-.Detto questo , si girò sul letto di fortuna e chiuse gli occhi.
Maja si scusò con la signora per il padre , e spiegò che ormai aveva perso la ragione .La signora si strinse nelle spalle ,l odio nei suoi occhi era sparito, piuttosto quella stanchezza di vivere di chi ha visto troppo nella vita era nuovamente presente nel suo sguardo:-Aveva solo 6 anni ,quando la casa è crollata stava dormendo in camera sua...Sa,gliel avevamo comprata da poco , fino a una settimana fa veniva sempre a dormire nel lettone, penso che fosse perchè sentiva un pò di gelosia nei cconfronti della sorellina-,e indicò la bambina chee dormiva vicino a lei in una culletta donata da qualche persona generosa-ma da quando aveva la sua cameretta ormai si sentiva abbastanza grande per starci da solo tutta la notte.Quando la prima scossa ci ha svegliati, ci siamo precipitati in camera sua, ma ormai quella parte del palazzo era già crollata.-
Mentre la donna raccontava non piangeva, ormai aveva attinto a tutte le lacrime disponibili, e l unica cosa che si allungava tra le sue guance era l ombra di ddolore cche si faceva più scura a oni parola:-émorto sul colpo, ci hanno detto, quando i muri gli sono crollati adddosso.Probabilmente non si è accorto di nulla.-Lo ripeteva a se stessa , più per autoconvincersi che per qualsivoglia altro motivo.Aveva spesso visto nella sua mente il figlioletto solo , che ssi svegliava a causa della scossa, e la paura lo rendeva incapace perfino di repirare.Immaginava il dolore che aveva provato poco prima di morire , e questo pensiero non le dava pace.
Raccontò di come il marito avesse dovuto portare in salvo prima la bambina, lasciando lei sola e ferita sotto il trave di una porta,(le indicò l ampia fasciatura al piede destro),mentre lui andava a chiamare i socccorsi.Descrisse quando era stata lunga quell attesa , mentre sentiva gli uomini dei vigili del fuoco che risalivano tra le macerie cercando il corpo del figlio , ormai senza vita.Mentre la portavano giù su una barella, aveva visto spuntare il braccio nudo di una persona sotto una lamiera, e aveva pensato che era freddo per stare senza vestiti , e che sperava che almeno il figlio si fosse ricordato di coprirsi. A posteriori si era sentita molto sciocca pensando a quell idea malsana.Suo figlio d ora in avanti non avrebbe più avuto bisogno di nulla, tantomeno di qualcosa che lo tenesse caldo.
Avevano posseduto una bella casa , fino a quel maledetto giorno. Era una villetta bifamiliare  rosa con un grazioso cortile, due piani e mansarda, e i fiori alle finestre .La donna teneva parecchio al suo bel giardino , e forniva alle sue piante cure particolari, quasi in modo maniacale.Diceva sempre che non poteva vivere senza le sue rose. Ora tutte quelle attenzioni e quelle affermazioni frivole le sarebbero sembrate insulse, alla luce di ciò che aveva perso di più caro.
La bimba nella culla emise un flebile acuto, e la madre si voltò subito a prenderla in braccio, preoccupata che potesse svegliare la gente che dormiva esausta condividendo la tenda con loro.La cullò,le diede dei colpetti dietro le spalle ,e lei si abbandonò nuovamente tra le braccia di Orfeo.
La dura prova che erano stati costretti ad affrontare le aveva fatto sparire il latte .L unica nota positiva è che probabilmente per la figlia tutto questo sarebbe stato cancellato , dato che con molte probabilità non l avrebbe mai ricordato.
Maja si sentiva una miracolata. Sapeva bene che lei e i suoi figli erano vivi per miracolo.Avevano dormito tutti insieme nel lettone , come sempre, da quando lei e il marito, ormai ex, avevano preso strade diverse.Sapeva che non era molto giusto permettere ai bambini di dormire con lei, ma ne sentiva il bisogno, perchè a quel cuscino vuoto proprio non si voleva abituare.
La prima scossa era avvenuta verso l una e trenta di notte. Come l avevano avvertita si erano alzati dal letto e si erano messi addosso al muro portante della casa.Dopo qualche secondo il tetto era crollato proprio sul letto dove qualche attimo prima erano coricati .Vivevano nella zona antica del paese, quella che più avanti avrebbero saputo che aveva subìto i danni maggiori.Dopo la prima scossa ce n erano state delle altre e loro atterriti dalla paura erano rimasti in piedi contro il muro , aspettando che lo sciame sismico desse loro tregua.Ogni volta un rumore atroce come di metallo dilaniato si sprigionava dal buio e loro cominciavano a urlare .
I bambini avevano 8 e 10 anni ,Alessio e Marco .FRequentavano la scuola elementare all altro lato della strada e quel vicinato allora era tutto il loro mondo . C era il parco a due isolati da lì, la biblioteca e il campetto dove andavano a giocare a pallone.uando erano riusciti a scavalcare il muro per uscire dalla prigione di macerie che si era formata attorno a loro, si erano guardati attorno senza capire cosa fosse accaduto, e dove si trovassero. Non riconoscevano più la loro via , e la scuola era collassata su se stessa , solo una facciata conservava una parvenza di integrità, e rendeva l immagine ancora più spettrale.-Se fosse successo al mattino, con i bambini nelle aule, ci sarebbe stata una vera strage-aveva detto loro il volontario che aveva dato loro notizie dei genitori di Maja , che vivevano dall altro capo della via.
Correndo, si erano diretti verso casa dei nonni .Intorno a loro altre persone erano venute fuori dalle macerie, sporche e spaventate come i topi che vengono fuori dalle fogne , e temono la loro stessa ombra .Ovunque si sentivano urla , e grida, e richieste di soccorso. La loro mamma si era messa scavare a mani nude quando le avevano detto che per la nonna non c era più niente da fare.E loro erano rimasti a guardare attoniti , mentre un vigile del fuoco appoggiava sulle loro spalle una coperta . Erano in pigiama e non avevano scarpe.

Il mattino venne , quasi senza che nessuno potesse accorgersene. Fuori pioveva ancora, una pioggia leggera ,ma faceva molto freddo, e il cielo era buio come se il sole avessse preferito dormire un po di più dietro l orizzonte.Maja aveva bisogno di andare al bagno, e anche Alessio. Marco sarebbe rimasto a vegliare sul nonno, mentre loro due ssarebbero andati a fare la fila per la colazione.Marco e Alessio avevano deciso di stare con la maadre. Quando il padre era venuto a cercarli per portarli via con lui, non ne avevano voluto sapere.Avevano preferito la tenda e un sacco a pelo come letto , che una casa calda con una camera tutta per loro .Quindi lui aveva dato un telefonino a Maja e pregato loro di chiamarli qualora avessero avuto bisogno di qualcosa.La verità è che non volevano stare lontano dalla mamma se fosse arrivata un alttra scossa.avevaano paura di perderla, così come avevano perso la nonna.Il padre avrebbe capito.
Sotto la pioggia, quelle perssone  che si dirigevano a passo lento verso il tendone adibito a mensa sembravano tutte uguali.Visi sporchi di fango e lacrime, donne coi bambini in collo che cercavano di ripararsi con un ombrello di fortuna, uomini che , noncuranti della pioggia, camminavano piano con la testa china e le braccia incrociate sul petto per scaldarsi.
Maja entrò nel  prefabbricato che era stato adibito a bagno femminile , mentre Alessio aspettava in fila di fronte alla tenda della mensa.Davanti a lei un gruppo di donne come lei aspettava il proprio turno .Cerano bambini che piangevano , qualcuno aveva la febbre ,i più la tosse.Le donne parlavano sottovoce, come se qualcuno potesse sentirle , e snocciolavano una serie di numeri riguaardanti il numero di morti che continuava a salire, piuttosto che il danno economico che era stato sstimato dalla commissione straordinaria che il governo aveva creato per affrontare l emergenza.Troppe case erano andate distrutte, e le altre erano inagibili.Questi discorsi erano troppo per Maja, che uscì dal bagno senza proferire parola. Ci sarebbe tornata più tardi,ma ora non aveva la forza di stare ad ascoltare .
-Quando ascoltiamo certi fatti al tg, anche se proviamo dolore , o terrore, o tristezza, non pensiamo mai che un giorno potrrebbe accadere anche a noi.In un certo senso il dolore è attutito, quando in quella precisa situazione non abbiamo un parente ,o un amico.é più facile da affrontare, e da dimenticare.E uesto in fondo è normale, è insito nella natura umana.Allinizio ssiamo tutti generosi , pronti a offrire un aiuto, ma passa il tempo e ci scordiamo di quella gente nelle tende,non ci preoccupiamo più che ancora non abbiano ripreso le loro vite in mano.-Era questo il genere di discorsi che venivano presi da gruppi di persone radunate attorno a un assitente sociale , che cercava di aiutarli ad elaborare quello che era capitato.
Finalmente il bagno si era svuotato, e Maja potè enrare indisturbata.Chiuse la porta a chiave alle sue spalle e si rannicchiò a ridosso della parete .Aveva quasi paura a guardarsi allo specchio.Inspirò ed espirò a lungo, finchè non si fu calmata, poi si alzò e si sistemò il maglione.Era buffa com era vestita, il maglione era troppo grande per lei , e i pantaloni ,troppo lunghi, li aveva dovuti arrotolare onde evitare che strisciassero nel fango , che si allungava in enormi pozzanghere tra le tende .Si sistemò i capelli e diede una lavata alla faccia.Le lacrime le si erano asciugate sulle guance e ora la pelle appariva rigata di larghe strisce di sale .Riempì d acqua un bidoncino da portare al suo alloggio di fortuna e uscì, consapevole che sicuramente dietro alla sua porta la fila si fosse nuovamente formata .Odiava questo non poter avere un minimo di intimità, questo essere sempre circondata da persone ,al punto da gustare ogni secondo nel quale rimaneva chiusa in quelle quattro anguste  mura .
Nella tendopoli lo sconforto era grande.Gli sfollati erano stati un numero eccezionale, e lo sciame sismico non aveva ancora terminato di terrorizzare i suoi ospiti.Ogni giorno si sentiva parlare di nuovi crolli,e ogni notte si pregava di riuscire a dormire fino al mattino .
Era circolata la voce che qualche pazzo era tornato alle rovine, per recuperare qualche genere di prima necessità, ed era rimasto intrappolato sotto un nuovo cedimento strutturale della sua casa.
Maja aveva proibito categoricamente ai bambini di uscire dal campo allestito dalla croce rosssa.Ma capiva bene che dei bambini così piccoli mal sopportavano l idea di stare tutto il giorno rinchiusi in una tenda, insieme ad altri estranei troppo scossi da sopportare di buon grado la turbolenza di due maschietti.
Ma Maja aveva paura quando li perdeva di vista un attimo.E non solo per il timore di una nuova scossa . Sapeva bene che non le avrebbero mai disubbidito inoltrandosi nel paese fantasma . La sua paura più grande era che potessero incappare in qualche malintenzionato , e ormai era sicura che la sua idea in fondo non fosse così campata in aria.
L aveva sentito dire mentre stava in fila per la colazione, il giorno prima. Gli sciacalli che subito dopo l evento disastroso avevano saccheggiato parte delle case terremotate, si diceva che la notte si aggirassero anche per la tendopoli ,e a volte anche di giorno, confondendosi e mimentizzandosi perfettamente con gli sfollati.La sera prima era scattato un allarme per la scomparsa di un bambino, che per fortuna era subito rientrato. Ma in certe situazioni è facile farsi prendere dal panico,e pensare che dopo quello che si è passato, niente si possa più dare per scontato .
Gli sciacalli erano entrati in azione immediatamente. Alcuni erano stati presi con le mani nel sacco,ma per un paio che venivano catturati, altrettanti riuscivano a farla franca. Un uomo era stato preso mentre trafugava un crocifisso d oro della chiesa  di San Salvatore ,la chiesa nella quale Maja si era sposata, e aveva battezzato i suoi bambini. Ricordava bene quel Cristo. La testa piegata da un lato , sotto il peso di quella corona di spine che lacerava le sue membra,le mani chiuse sui chiodi , quasi a proteggere coloro che guardavano la statua  dalla visione macabra di quelle dolorose ferite.Le costole visibili lungo l addome , tanto che si poteva contarle a una a una .Ma era l espressione , ciò che più l aveva colpita, di uella triste statua dorata.Il Cristo non aveva l aria di uno che stesse soffrendo, bensì di uno che accettava il dolore e lo accoglieva dentro di sè con gioia , perchè sapeva di aver fatto una cosa buona.lLeggeva fra le sue labbra serrate un sorriso abbozzato, quasi a voler dire:ce l ho fatta, il peggio è passato, ho compiuto la mia missione . Quest immagine l aveva sostenuta spesso, soprattuto durante la separazione .Quando pensava al Cristo immolato sulla croce, aveva come l impressione che tutte le sue, di croci , divenissero d improvviso più leggere, in confronto a quella del Figlio di Dio.
Eppure , dopo un terremoto, non si può fare a meno di chiedersi perchè...Se un Dio esiste , perchè ha permesso tutto questo?Perchè ha voluto sacrificare la vita di tutta quella gente?Quale indecifrabile disegno ha in mente per chi ha perso tutto?
Ecco quali domande balenavano nella mente di Maja , quel giorno.
Le bare bianche avevano sfilato in processione, fino ad arrivare davanti al sagrato ddella Basilica.A una a una erano state portate al suo interno , mentre la pioggia scendeva lenta. Dall alto si sarebbe vista solo una distesa di ombrelli neri, e quella striscia bianca nel mezzo.Tutta la tendopoli si trovava lì quel giorno. Tutti avevano perso qualcuno ,o qualcosa,e tutti si sorreggevano nel dolore .Era stata una bella messa , e avevano partecipato anche il capo dello stato e alcuni ministri.
Ad un certo punto , alla fine del cerimoniale, fuori dal sagrato qualcuno aveva cominciato a inveire contro le autorità presenti, e altri si erano uniti a quel coro disperato.Li accusavano di essere loro stessi gli artefici di quel massacro di anime,e pure se non avevano scatenato loro il terremoto, erano lo stesso responsabili di non aver attuato una campagna di prevenzione nei confronti del cuore dei paesi che erano stati colpiti duramente.Centri storici che erano crollati come sotto l effetto di un domino, e che nessuno aveva avuto l ardore di mettere in sicurezza.A questo si era aggiunta la lentezza dei soccorsi ce , a causa del maltempoo e dei fiumi straripati, non erano giunti a destinazione abbastanza in fretta per poter salvare il maggior numero di dispersi.Le autorità non risposero alle accuse. Scortati dai loro body guards , sotto i loro pesanti cappotti si avviarono alle macchine che li aspettavano col motore acceso , e si dileguarono nella nebbia .Mentre si allontanavano Maja pensava che probabilmente anche loro sapevano di avere avuto un ruolo in quella disgrazia, se erano venuti al funerale con la scorta al seguito .
Il parroco cercava di pacificare le coscienze e diceva:-Tutti, per dar pace alla rabbia che covano nel petto, provano a dare le colpe a qualcuno , quando vengono provati dalla disgrazia così duramente. La verità è che quando qualcosa non si può prevedere ,non è colpa di nessuno. Una tragica fatalità-.Ma senza fede, la fatalità non era più una  buona argomentazione per placare quegli animi ribollenti.
Maja provava infinita pietà per chi , come suo padre, aveva perso tutto in età avanzata. Quando sei giovane ,è facile intravedere un futuro anche immersi in un presente dalle tinte fosche come fumo denso.Ma quandosi è vecchi, come si fa a guardare al domani, come si può pensare di ricostruire negli anni, pochi ormai, che rimanevano loro da vivere ,ciò che si aveva messo in piedi in un intera vita?Li vedevi, questi anziani , stretti nelle coperte donate loro dai volontari, a volte soli in un angolo della tenda, a volte in coppia con colei o colui con il quale avevano condiviso gioie e dolori,distorti  in una smorfia di terrore(glielo leggevi negli occhi), l intero corpo deformato in una posa innaturale, le membra irrigidite , come se non potessero più sopportare il peso degli eventi che li avevano portati fino a là.-Quando penso a questa gente-diceva mentre dava da mangiare al padre-, credo fermamente che il numero dei morti provocati dal terremoto non sia mai stato realmente quello che ci hanno fatto intendere.Sono stati molti di più gli uomini e le donne che sono morti a causa di quella catastrofe, solo che non tutti hanno avuto il lusso di morire sotto quelle macerie. Tanti altri sono morti giorno per giorno, dopo aver visto tutta la loro vita ridotta a polvere in meno di 30 secondi.-

Il mattino dopo il funerale erano stati svegliati tutti alle prime luci dell alba, disturbati dalle sirene dei veicoli che si dirigevano in tutta fretta verso il paesse ridotto a un cumulo di rovine.Anche al tg della mattina ne avevano parlato, e ora, nella grande tenda adibita a mensa, tutti stavano col naso all insù puntati verso il maxi schermo, per seguire in diretta quello che stava succedendo.Cerano varie squyadre di soccorso, con i cani e tutto il resto , che cercavano di scavare in un punto imprecisato di una palazzina dove si ipotizzava ci potesse essere ancora qualcuno vivo.Erano passati diversi giorni dalla prima scossa e nessuno avrebbe mai immaginato che qualcuno lì sotto potesse avere ancora fiato in corpo.Prima i vigili del fuoco avevano insierito una telecamera per cercare il punto esatto nel quale era seppellito il bambino ,poi avevano cercato di raggiungerlo scavando su un fianco dell edificio , ma la paura di ulteriori crolli era tantissima.Eh si , a quanto pare un bambino era intrappolato lì sotto, senza più neppure la voglia di piangere.Era stato uno di quei cani addestrati a soccorrere le persone disperse sotto le valanghe , a individuarlo.Aveva cominciato ad abbaiare come un forsennato ,ma i soccorritori avevano pensato si trattasse di un cadavere .Invece no, là in fondo si trovava un bambino , probabilmente molto piccolo, e terrorizzato.In silenzio tutti assitevano alle operazioni di salvataggio, quasi trattenendo il fiato.Nessuno si capacitava di come un bambino di 2 anni fosse riuiscito a sopravvivere senza cibo o acqua , probabilmente aveva bevuto l acqua piovana che filtrava attraverso le travi divelte ,i macigni e la polvere . Ci vollero un infinità di ore per recuperarlo , ma finalmente il miracolo si compì e sua madre potè riabbracciarlo per una frazione di secondo , prima che l ambulanza lo portasse d urgenza all ospedale più vicino .
Nel capannone si era levato un fragoroso applauso , mentre il bambino sorgeva dall inferno di lamiere e cemento dov era stato dalla notte del terremoto ,e in tanti si erano abbracciati e baciati, come se fossero stati loro , quasi, a salvare il bambino stando lì di fronte allo schermo ,pregando e sperando. Poi , come ssvuotati, ognuno di loro era tornato alla propria tenda , e la sala si era svuotata.Rimaneva solo la compagna di tenda di Maja, che continuava a guardare verso lo schermo , senza riuscire a muoversi, con la sua bambina in braccio che si succhiava il pollice e giocava con una ciocca dei suoi capelli.Maja immaginò che stesse pensando come mai la stessa sorte non era toccata al figlio .Ma lei stava soltanto ricordando , nella  dimensione parallela nella quale sono contenuti tutti i ricordi passsati.In quell edificio aveva portato suo figlio una volta , a fare i compiti da un compagnetto.Era stato così felice , il suo bambino, si era sentito grande lui.Ora non c era più, e lei non poteva farci davvero nulla.


Alessio era tornato con una bella notizia dal capannone della mensa.Si stava spargendo la voce che presto avrebbero assegnato degli allogggi temporanei a coloro che non potevano tornare più alle proprie case, in attesa di vedersi assegnare un apprtamento nuovo di zecca.Molte persone avevano cominciato a rientrare negli edifici che non erano stati danneggiati dalle scosse .piano piano laa tendopoli si era svuotata , e ognuna di quelle persone, di quelle famiglie,aveva dovuto abbandonare il dolore in un angolo della propria mente, per riuscire a prendere nuovamente in mano la propria vita.La parentesi ddella tendopoli era stata per loro un limbo nel quale elaborare la disgrazia, ma ora non c erapiù tempo per piangersi addosso.La vita continuava.Marco era entusiasta.Avrebbero dormito in un letto vero, dopo mesi sopra una stuoia, avrebbero ricominciatoa seguire le lezioni regolarmente, dato che la scuola allestita nella tendopoli più che altro aveva fornito supporto psicologico ai bambini che avevano vissuto il dramma, piuttosto che nozioni di italiano e matematica.
Maja era esausta. Ormai non dormiva più da mesi , sempre a vegliare suoi ssuoi bambini, su suo padre , sulle poche cose che erano riusciti a portare via dalla loro casa  dopo il corllo .
Quando varcarono la soglia del prefabbricato,Maja ormai era allo stremo delle forze.Si sedette davanti al tavolo al centro dell angusta stanzetta , in silenzio. I bambini intanto andavano di stanza in stanza, entusiasti di essere di nuovo in una casa .Il padre le si sedette accanto. Le prese le mani nelle sue, e gliele strinse forte.E fu in quel momento che accadde.Maja pianse.Pianse come non aveva mai fatto in quei lunghi mesi passsati al freddo , tra fango e lacrime.Pianse forte, per sfogare tutto quello che in quel periodo aveva dovuto sopprimere per amore dei propri cari, per far vedere loro che lei era forte, per non spaventare ulteriormente i figli e dimostrare loro che non aveva abbandonato la speranza.Quando si è madri, spesso non è permesso piangere .
Pianse per sua madre , peer la quaale fino ad allora non aveva permesso al cuore di provare il minimo dolore,pianse per il bambino della sua vicina di letto ,piaanse per il padre che ormai viaggiava con la mente su un altro pianeta. Poi si asciugò le lacrime e si alzò inpiedi. Andò verso la stretta finestra e l aprì.Aveva smesso di piovere .Un raggio di8 sole le illuminò il viso.Chiamò i bambini e li strinse a sè.-Guarda mamma-disse Marco indicando un punto all orizzonte,-l arcobaleno!-.

mercoledì 12 marzo 2014

L'importanza dei legami di sangue.

L'ingegner Furbizia aveva sempre creduto che un uomo con un cognome così impegnativo dovesse essere sempre all'altezza del casato che rappresentava. E forse per questo, o piuttosto per il fatto che l'uomo è uomo solo se è in grado di dimostrare la sua virilità in senso stretto,o meglio, questo è il pensiero corrente di molti esseri facenti parte del genere maschile(non me ne vogliano i lettori), soprattutto di  coloro che hanno abbandonato lo sviluppo delle funzioni celebrali in favore di quelli che scientificamente definiremo organi riproduttivi...insomma, per una ragione o per l ' altra, questo signore aveva avuto la brillante idea di frequentare due rispettabili fanciulle  in due diverse regioni, a seconda degli impegni che il suo lavoro gli garantiva. E , siccome la virilità , se non è accompagnata da precauzioni e accortezze, spesso porta inconvenienti del peso medio alla nascita  di 3 o 4 chili a seconda del sesso e del corredo genetico , il nostro signor Furbizia, colto in flagranza di reato, era stato costretto a onorare i suoi impegni con le suddette signorine : precisamente in una di queste occasioni , si discuteva col futuro suocero in modo alquanto amletico , riguardo un'utopica scelta tra la virtù di sua figlia e la virilità del futuro genero , scelta che non vide sollevare alcuna obiezione da parte di colui che inizialmente si era presentato come parte offesa , ma che di fronte all'ipotesi di una perdita degli attributi aveva tacitamente acconsentito a salvaguardare la virtù della fanciulla in questione, che chiameremo Rosa per questioni di privacy.  Signorina che era subito corsa a provarsi l' abito del matrimonio di sua madre , non prima di aver negato per  ben tre volte al padre di aver preso parte in modo consenziente all'amplesso che aveva portato le siffatte rotondità che ora facevano bella mostra di sé sopra quelli che una volta erano addominali. Al contrario invece, nel  caso della seconda signorina , che per la cronaca  chiameremo Linda , gli accordi prematrimoniali furono stipulati con una stretta di mano e un rito molto singolare :infatti genero e suocero dovettero siglare un patto di sangue con tanto di lesione della parete superficiale dell' epidermide e trasfusione di sangue sul santino di Maradona ai tempi dei mondiali dell' 86.In questo caso, l'ingegner  Furbizia non manifestò mai alcuna ragione che non prevedesse l'assenso e il consenso illimitato nei confronti di suocero e prole , e per questo motivo non ci fu mai alcuna discussione in merito all'unione con la signorina Linda.
Viene da sé pensare che la vita per questo pover'uomo che doveva fare la spola tra due donne, due famiglie e soprattutto due suoceri , non era affatto facile. Eppure a dispetto delle previsioni più cupe, l'ingegner Furbizia era riuscito ad intessere una serie di bugie architettate ad hoc per far fesse e contente le mogli e soddisfare pienamente il resto del parentado. Viveva dunque queste due realtà parallele con semplicità, seguendo la rigida tabella che   la sua quotidianità richiedeva affinché ogni impegno trovasse il perfetto incastro durante lo scorrere della giornata. Il fatto di avere due studi da seguire in due città diverse e abbastanza lontane tra loro gli forniva tra le altre cose l'alibi perfetto per giustificare la sua poca presenza in famiglia .Quindi , una settimana si e una settimana no, era il marito esemplare  di Rosa o di Linda , a seconda dei turni.
Tutto filava liscio come l' olio finchè un bel giorno Rosa sentì il bisogno impellente di fare una sorpresa all'ingegnere. Lui odiava le sorprese , ma lei era così devota e innamorata che almeno per il suo compleanno doveva sempre radunargli l'intera parentela (compresi zii, cugini e familiari vari fino al quarto grado ) per festeggiare in modo degno il meraviglioso uomo che aveva sposato e farlo conoscere a tutti i componenti della famiglia . Fu così che , quando il Furbizia tornò a casa, trovò ad aspettarlo Linda , Rosa e tutta l'allegra combriccola con i coriandoli e le stelle filanti-Ebbene sì, Linda era una cugina acquisita di Rosa da parte della moglie dello zio del fratello del nonno di suo cugino di terzo grado, venuta apposta dal sud per fare la conoscenza di questo cugino acquisito di cui tutti le avevano tano parlato. Certamente in tutto questo la sua buona parte di colpa l'aveva il Furbizia stesso, che , per evitare di confondere le due mogli al telefono , aveva fatto in modo di ricevere le telefonate di Rosa solo alla sera, , mentre quelle di Linda le accettava solo al mattino..Se fosse stato meno preciso, meno accorto  , avrebbe saputo dai vari messaggi che sua moglie(Linda)gli aveva lasciato in segreteria, che una festa a sorpresa rischiava di minare irrimediabilmente l' equilibrio che negli anni aveva affinato nel gestire questa bizzarra quanto singolare situazione .Il resto ve lo lascio immaginare, anche perché sono incline allo svenimento quando vedo , o anche solo parlo, di sangue .
Quale morale contiene questa breve favola moderna? qualè l'insegnamento che dobbiamo trarne?Forse che non si può stare con un piede in due scarpe? Forse che la bigamia è peccato mortale ed è punita da Nostro Signore? o che le bugie hanno le gambe corte?
Niente di tutto ciò, miei cari signori, c' è qualcosa di ben più importante in tutto questo:mai , e ripeto mai sottovalutare l'albero genealogico !

martedì 11 marzo 2014

Alice che guarda la luna

Quando nacque , tutti si accorsero che non era come  gli altri. Un parto difficile, dissero. Un lungo travaglio. Insufficienza respiratoria .Fu per questo motivo , o forse per gioco, o per esorcizzare quella paura che ci travolse , uno a uno , quando t'avemmo tra le braccia , che ti chiamammo Alice. Alice nel paese delle meraviglie.
Eppure , bimba mia, quanto vorrei davvero entrare nella tua testa , per sapere , avere la certezza che davvero , lì dentro, dove a nessuno di noi è permesso entrare , tu stia veramente vivendo una meraviglia . Sarei felice, credo. Troverei la pace, quella pace  che solo la sicurezza di saperti al riparo dal dolore può darmi.
Avevi due anni, e guardavi la luna .Vicino a te la vita scorreva , nel suo tran tran quotidiano, i suoi alti e bassi . E tu stavi lì, la testa leggermente inclinata da un lato, a fissare  un punto del vuoto , con quegli occhi che vagavano l'infinito e il nulla, e viaggiano in luoghi nascosti ove non potrò mai raggiungerti . Guardi  la luna , figlia mia? Ti potrò mai afferrare in quel recondito spazio di universo di cui solo tu hai le coordinate, per riportarti al di qua di quel muro invalicabile che hai innalzato tra te e noi...?
 Sento che l'abisso che ci divide è incolmabile, eppure io trabocco d'amore , e lo riverso in quel vuoto che ci separa nella speranza di creare almeno per un momento un ponte tra la mia realtà e la tua. Nella tua, quella realtà parallela che mai s'incontrerà con la mia  , quelle che io chiamo carezze bruciano sulla pelle come braci ardenti... un telefono che squilla diventa il rombo di un tuono che scatena i suoi decibel sulle tue delicate orecchie ... la luce  nel buio non è l ancora di salvezza del pescatore che trova salvezza in un porto sicuro, ma la minaccia di due fari puntati che possono travolgerti e spezzare la tua esile vita.
E così ti rifugi nei tuoi sogni , sotto un tavolo , dentro una scatola, sotto una coperta .Uno spazio piccolo, l'unico che tu possa sopportare , dove la tua paura possa trovare una dimensione più gestibile , e i tuoi piccoli rituali possano farti riacquistare la calma , per ricomporre la fragile struttura del tuo essere, del tuo Dentro.
Bambina sei, la mia bambina. Quando dormi torni a essere mia . Allora , solo allora, posso accarezzarti, abbracciarti piano, dolcemente, per non turbare il tuo fragile equilibrio . Posso parlarti sussurrando, senza fare rumore, e osservare i tuoi lineamenti distesi , finalmente , dopo intere giornate passate in una tensione innaturale , a nasconderti dal Fuori ,come un animale braccato. Quel mondo che scorre , intorno a te, e tu  neppure te ne accorgi.
 Tu , immersa nella meraviglia ,che continui a guardare la tua Luna ,nel tempo immobile del tuo spazio remoto .

lunedì 10 marzo 2014

Parallelo alla vita .

La vita non va mai come vorresti. La mia ha seguito un corso inaspettato, doloroso ,anche se per certi versi so di potermi ritenere fortunato. Io sono ancora padrone di me stesso e della mia mente. Chi come me  può ancora fare un'affermazione simile, di questi tempi? 
Quando ho cominciato a viaggiare , non pensavo che sarebbe diventata una droga per me, eppure così è stato. Vederla, anche solo per un istante , dormire nel suo letto , con la complicità del buio, felice, vicino a un altro uomo , o alla stessa fedele riproduzione di me stesso, ormai non mi provoca più alcuna gelosia...ho provato troppe volte a cambiare il corso degli eventi, e non ci sono mai riuscito. Ora, per amore suo, mi limito ad abbeverarmi del suo respiro mentre sogna ,a catturare furtivo il suo sguardo mentre nascosto ai suoi occhi la cerco tra la folla , durante il giorno .Finchè non troverò un modo sicuro , non potrò provare a invertire il corso degli eventi .Non metterò più a repentaglio la sua vita . 
So bene che ciò che sto facendo è illegale, vietato , ma non posso fare altrimenti. L'Organizzazione mi  ha ufficialmente dichiarato "soggetto pericoloso". Sono stato "disconnesso".Vago in un mondo mio, parallelo alla vita. Nulla ha più senso per me, se non proteggere ciò che un tempo lontano non sono riuscito a salvare.
Eppure non è sempre stato questo lo scopo della mia vita, c'era un tempo nel quale i viaggi erano permessi , un tempo nel quale ricoprivo una carica di tutto rispetto , in cui ero felice. E fu proprio allora che abbassai la guardia .La troppa felicità mi aveva accecato, non avevo capito che eravamo solo pedine di un sistema , che cercava di sfruttare le realtà parallele per il proprio tornaconto , testando i rapporti di causa -effetto che alcuni eventi avrebbero potuto innescare qualora si fossero sviluppati nella nostra perfetta realtà. E questo bastava per giustificare i milioni di morti, le realtà che noi stessi avevamo contribuito a sopprimere.
Quel giorno ci  era stata segnalata una grave infrazione del codice nella realtà parallela 76, ma ne avevamo sottovalutato l' entità... Lei era lì al mio fianco , e come tanti altri nella nostra missione fu infettata .In quella realtà parallela, tanto lontana da noi, non c'era in atto nessuna guerra che potessimo fermare, o sfruttare per il nostro tornaconto .La gente stava semplicemente morendo di un male misterioso , che nessuno era riuscito ad arginare . 
Il codice parlava chiaro in questi casi .La morte era l'unica alternativa proponibile .Prima del nostro stesso benessere veniva la salvaguardia del nostro presente .Eravamo tutti sacrificabili. Potevamo scegliere quale morte ci sarebbe toccata , anche se non avevamo ancora manifestato la malattia. 
Io volli scappare , lei no. Durante i tumulti che seguirono semplicemente mi lasciò andare a inseguire il mio destino, e aspettò pazientemente il suo. 
Decise una morte per annegamento .Ancora non mi capacito del perché scelse una fine così dolorosa .Credo che sentisse di dover espiare una colpa, è così che l'Associazione manipola le giovani menti , come se essere stata infettata e aver messo a repentaglio la missione fosse stato il risultato di un suo errore di valutazione. Niente di più sbagliato. Era bellissima, mentre si inabissava tra le onde .Nella mia mente, lo è ancora. 
Io non sono stato plagiato. Io vedo la realtà per quello che è .E sono padrone di me stesso. Braccato da un mondo a un altro.Eppure vivo. Nessuno  potrà  mai restituirmi la vita che avrei  potuto avere , ma nulla potrà  impedirmi di lottare per riavere una parte di lei , anche solo per un attimo  , anche se giace immobile sul fondo di un oceano.